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Agrumi, tra benefici e poesia

Postato il 10 Gennaio 2015 da Elide Messineo
Agrumi, tra benefici e poesia
Era primavera quando Giove e Giunone si unirono in matrimonio alla presenza di tutte le divinità dell’Olimpo. Tra i numerosi e preziosi doni ricevuti, il più bello fu quello della Madre Terra: un albero magnifico che dava come frutti dei pomi d’oro.


Marmellate, insalate, spremute, piatti gourmet o mangiati a spicchi: pompelmi, cedri, limoni e arance si prestano ad ogni tipo di uso in cucina ma l’importante è non farseli mai mancare. Quello culinario non è l’unico ambito in cui si sono rivelati preziosi, basti pensare ai liquori, alle essenze e i profumi che sono stati estratti da questi frutti dall’incredibile potenziale.
La storia della nascita e della diffusione di arance, bergamotti e derivati è davvero molto interessante, ha radici lontane ed è stata trattata in ambito mitologico, ma anche letterario, contaminando la storia dei popoli, da quello ebraico passando per quello arabo e cinese. Arrivati dall’Asia all’Occidente grazie agli esploratori, inizialmente gli agrumi sono stati usati a scopo ornamentale e li troviamo in numerosi quadri, come i celebri limoni dipinti da Van Gogh. Anche se oggi la loro diffusione appare cosa scontata, bisognerebbe soffermarsi di più sull’impatto che hanno avuto sulla nostra storia e cultura, oltre che sulle importanti proprietà che li contraddistinguono.

Una delle più antiche testimonianze storiche, filosofiche e letterarie su questi indispensabili frutti arriva dalla Cina della dinastia Chou, tra il 1122 e il 1249 a.C., in cui si parla soprattutto dei mandarini. Gli agrumi hanno iniziato così a fare la loro comparsa nel mondo della poesia e della letteratura in genere, in cui vengono esaltati i colori, la bellezza, gli odori e il sapore. In India, intorno al 100 d.C. si parlava delle loro proprietà benefiche– il limone su tutti – in sanscrito, degli usi di frutti come l’arancio anche nella sua variante amara, mentre nella letteratura latina compaiono numerosi riferimenti al cedro.

La loro importanza non è stata mai sminuita nel corso della storia, nel Medioevo l’attenzione si concentrava soprattutto sulle proprietà medicinali, mentre nel corso del Novecento le fragranze degli agrumi, la bellezza suggestiva di alberi, fiori e frutti, ha ispirato numerosi poeti, da Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale, fino a Federico Garçìa Lorca.I limoni nella storia sono stati raccontati da scrittori, poeti e pittori, così come molti altri tipi di frutti. Al contrario di quanto accaduto alle crucifere, i benefici degli agrumi hanno ottenuto maggiore notorietà e fortuna e nell’immaginario collettivo simboleggiano abbondanza e fecondità (basti pensare ai fiori d’arancio per le nozze). Si contano anche numerosi trattati e libri più specifici sulla coltivazione e la raccolta degli agrumi, quei frutti che in epoche ormai lontane venivano dati in dono agli imperatori, prelibatezze sulle tavole degli dei, piccoli pomi d’oro, oggi, nelle nostre mani.

Così, quando la sua mano
strinse l’emisfero
del tagliato
limone sul tuo piatto,
un universo d’oro
tu spargi,
un
giallo calice
di miracoli,
uno dei capezzoli dorosi
del petto della terra,
raggio di luce convertito in frutto, 
il minuscolo fuoco di un pianeta.
 
(Ode al limone, Pablo Neruda)
Foto di Federica Di Giovanni