Al Mercato Centrale Roma arriva Davide Scabin
Per prenotare invia un’e-mail a [email protected] o chiama il numero 06 46202989.
Il ristorante è aperto tutti i giorni a pranzo dalle 12 alle 16 e a cena dalle 19 a mezzanotte.
Davide Scabin, parlando del nuovo progetto al Mercato Centrale Roma, ha dichiarato: “Ho in mente una cucina contemporanea, al passo con i tempi, dove ci saranno sicuramente la carbonara e l’abbacchio allo scottadito ma magari cotti sulla brace in pentole di ghisa utilizzando il Big Green Egg. Un metodo che ho già sperimentato al Mercato Centrale Torino”.
Il nuovo ristorante ricrea il perfetto connubio tra la tradizione tramandata dal passato e la cucina contemporanea, con piatti che richiamano e omaggiano la cucina piemontese adattandola alla romanità. E dai, prenota!
Il futuro è ciò che ci siamo dimenticati
Dallo Studio 54 di New York, alla fine degli anni Settanta, ci passavano Andy Warhol e i Velvet Underground, Michael Jackson e Paloma Picasso, Elton John, Elizabeth Taylor e Madonna. La Hollywood degli anni d’oro, l’arte e il futuro della musica pop tutti insieme, all’interno di un teatro, con un solo obiettivo: fare scalpore. Non è un caso se ancora oggi lo Studio 54 è considerato iconico per via di momenti leggendari a cui ha dato vita, come quella volta in cui Bianca Jagger si presentò sulla pista da ballo su un cavallo bianco. Davide Scabin, invece, arriva in via Giolitti 36 munito di toma e tajarin a bordo di un taxi, varcando la soglia del Mercato Centrale Roma con l’idea di mescolare tempo, tradizione e cultura. Cos’è la cucina, dopotutto, se non una continua unione di ingredienti e conoscenza per dare vita a qualcosa di nuovo?
Se gli ingredienti e le conoscenze finiscono nelle mani di Davide Scabin, genio e tecnica riescono a ricreare il perfetto connubio tra la tradizione tramandata dal passato e la cucina contemporanea. La tradizione viene recuperata, ma la tecnica è innovativa. Per capirci: la ricetta è quella della nonna, ma la ceramica del forno è quella della NASA. Il Piemonte incontra il Lazio, i piatti si reinventano, l’incontro è costruttivo, il risultato è innovativo. Scabeat provoca e stupisce, la fantasia è sfrenata come i party dello Studio 54, la sua cucina sfugge alle etichette facili come se fosse un beatnik squattrinato sulla 66; si libera dalle definizioni proponendo un passato che ritorna, ma sotto una veste sempre nuova.
La data di partenza è il 1968, anno di grandi rivoluzioni e cambiamenti. Qualunque cosa sia mai accaduta e qualunque cosa accadrà, siate pur certi che ricadrà sulla cucina. Le rivoluzioni passano anche per i fornelli, stravolgono le convenzioni. I fatti che raggiunsero il loro apice nel 1968, i movimenti radicali e le aspre critiche sociali, iniziarono ad attenuarsi lentamente mentre nei salotti nascevano i radical chic e la forte influenza della cucina francese volgeva al tramonto. Iniziava una nuova era per la cucina italiana, quella a cui Davide Scabin oggi guarda, seguendo un percorso a ritroso senza mai perdere di vista l’ingrediente più prezioso che si possa usare in cucina: l’amore. Quello delle nonne che, mattarello alla mano, hanno scolpito ricordi indelebili nelle menti delle generazioni a venire attraverso i loro piatti. Nessuno, meglio di loro, potrebbe giudicare il lavoro di Scabin e nessuno, meglio di Scabin, saprebbe avvalersi di un’eredità così preziosa per raccontare un futuro che ancora deve arrivare o che, forse, è già qui, proprio nella sua cucina.