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Americano e guantoni da boxe

Postato il 3 Marzo 2016 da Elide Messineo
Americano | Cocktail
Il nome, Americano, fa pensare alla Statua della Libertà, alla bandiera a stelle strisce ma gli ingredienti di questo cocktail sono vermut, bitter e soda e sono tutti e tre italiani. 

Sulla creazione dell’Americano esistono diverse storie, la più gettonata sostiene che sia un omaggio a Primo Carnera e risale agli anni Trenta. Il pugile era stato soprannominato “l’americano” grazie alla carriera di successo che dall’Italia lo aveva portato prima in Francia e poi negli USA, dove raggiunse l’apice. Era l’ultimo giorno del 1929 quando sbarcò negli Stati Uniti e iniziò a seminare una vittoria dietro l’altra (ben 23 consecutive), oltreoceano lo conoscevano come “The Ambling Alp”.

L’Americano tra Milano e Torino

A dispetto del suo nome, il cocktail è composto da elementi italiani, inizialmente infatti pare si chiamasse Milano-Torino, le due città erano legate tra loro dalla soda e il bitter, nati in Lombardia, e dal vermut, piemontese. Antonio Benedetto Carpano inventò il vermut nel 1786, Gaspare Campari inventò il bitter nel 1862, c’è chi colloca il successo dell’Americano proprio a Milano, al Gaspare Campari’s Bar.

Considerato predecessore del Negroni, l’Americano rientra tra i cocktail preferiti di James Bond insieme al celeberrimo Martini “agitato, non mescolato”. Nel 1991 è uscito il film Americano Rosso diretto da Alessandro D’Alatri, con protagonista Fabrizio Bentivoglio nei panni di Vittorio Benvegnù, che incontra un italo-americano che sconvolgerà la sua vita. Siamo nella provincia veneta, non troppo lontano da Sequals, il piccolissimo comune in provincia di Pordenone (Friuli-Venezia Giulia) dal quale partì il gigante Primo Carnera.

Americano, una bevanda arlecchina

C’è chi colloca la nascita dell’Americano nel 1917: siamo nel pieno della Grande Guerra, gli USA decidono di intervenire a fianco degli Alleati, il loro arrivo in Europa fu quindi omaggiato con questo cocktail speciale. Invece per altri è molto più probabile che il cocktail si sia diffuso negli anni Trenta, quando fu imposto come bevanda nazionale dal regime fascista proprio perché i suoi ingredienti elogiavano e rappresentavano l’Italia a 360°. Durante il periodo fascista tutti i prodotti di importazione furono sostituiti da produzioni nazionali, la bevanda non ne risentì ma i nomi inglesi sì. Infatti il “cocktail” diventò “coccotello”, per i futuristi si chiamava “polibibita”, l’importante erano però gli ingredienti, totalmente italiani. Se qualcuno aveva voglia di bere un Americano, per esempio, bastava andare alla mescita e richiedere una bevanda arlecchina.