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Quando il cibo è considerato una droga

Postato il 7 Novembre 2017 da Elide Messineo
Quando il cibo è considerato una droga
Ha foglie carnose, cresce sotto il sole del Messico e il suo sciroppo è ormai diventato un dolcificante molto diffuso.

Ma l’agave blu è anche all’origine di uno degli alcolici più diffusi e conosciuti al mondo, la tequila. Prende infatti il nome dalla città messicana in cui la popolazione azteca era solita far fermentare il succo d’agave. La soluzione adottata dal popolo azteco piacque molto ai conquistadores, soprattutto quando rimasero a corto di brandy. Sappiamo già quanti danni dovettero subire le civiltà precolombiane con l’arrivo dei conquistadores, per esempio in Perù e in Colombia gli indigeni vennero privati della possibilità di masticare foglie di coca. Queste erano considerate un elemento prezioso sia per la pressione sanguigna ad alta quota, sia per riuscire a sopportare giornate di lavoro estenuanti. Divennero in seguito una forma di pagamento, quando conquistadores si accorsero che, una volta privati delle loro foglie di coca, gli indigeni non rendevano allo stesso modo sul lavoro. I chaskiq, per esempio, erano i famosi messaggeri dell’impero inca, i più veloci che ci fossero in circolazione. Allenati a percorrere migliaia di chilometri, ricevevano una spinta maggiore proprio grazie alla masticazione delle foglie di coca. Il motivo per cui esistevano dei messaggeri allenati per essere velocissimi nelle consegne è che inca e aztechi non conobbero i cavalli fino all’arrivo degli spagnoli (e questo si rivelò un dettaglio essenziale nella loro sconfitta durante le battaglie).

Gli effetti delle foglie di coca vengono spesso confusi con quelli della cocaina ma, al contrario di questa, le foglie non creano dipendenza. Hanno invece proprietà anestetiche locali, alleviano il senso di fame, di sete e di stanchezza, sono tra gli ingredienti dell’Agwa de Bolivia (insieme a tè verde, ginseng e guarana) e, a dispetto di quanto si possa pensare, non contiene droga. La cocaina, invece, è stata tra gli ingredienti della Coca-Cola, almeno nella sua ricetta originaria. Le foglie di coca sono presenti anche nella Red Bull Cola (non nella versione italiana), vengono usate anche in ambito omeopatico – in particolare per il mal di montagna ma anche contro l’insonnia, l’ansia e le fobie. Non ci sono prove certe dei benefici apportati in ambito omeopatico dalle foglie di coca ma sono state utilizzate anche in cucina, su Munchies in un articolo dello scorso ottobre son state definite “il nuovo superfood colombiano”.

Si potrebbe parlare ancora di funghi, noce moscata o dei papaveri (dai quali vengono estratti morfina, eroina e codeina), della radice del sassofrasso (MDMA) e dell’Efedra Sinica (metanfetamina) ma ci sono alimenti e sostanze ben più comuni che potrebbero essere considerati alla stregua delle droghe. Parliamo del caffè, un tempo etichettato dalla Chiesa come bevanda del diavolo. È oggi considerato la droga più diffusa al mondo e, a pensarci – anche senza tirare subito in ballo la scienza -, molte persone non riescono a farne a meno. Gli studi sui benefici e i danni che il caffè può provocare sono sempre materia di dibattito ma spesso è stato paragonato alla cocaina, poiché gli effetti sono molto simili… almeno per quanto riguarda un certo senso di euforia. E, come nel caso di altri tipi di droga, chi smette di assumere caffeina manifesta crisi di astinenza ma il caffè rimane quella che si può definire “una droga socialmente accettata”, alla pari del cacao. Pensate di andare al bar e di ordinare un macchiato con spolverata di cacao: praticamente il vostro barman di fiducia potrebbe essere il vostro pusher!

Scherzi a parte, nel 2016 c’è stato molto interesse intorno alla polvere di cacao. È come se nel mondo dei rave party si stia aprendo un filone di persone che vogliono “sballarsi” in modo sano. In questo sono sempre all’avanguardia le capitali europee, con Berlino sul podio insieme a Londra. I party organizzati da Morning Gloryville, il cosiddetto chocolate shooter inventato da Dominique Persoone, sarebbero la nuova frontiera del divertimento. Le serate “Lucid” a Berlino sono praticamente diventate una meta fissa per sniffatori incalliti di cioccolato. Sebbene non ci siano ancora prove evidenti sugli effetti collaterali, è certo che qualsiasi agente esterno passi per le narici può causare delle conseguenze sull’apparato respiratorio. Il cacao, inoltre, non ha proprietà allucinogene ma conferisce una carica d’energia utile a superare una nottata di balli sfrenati senza assumere alcol o droghe sintetiche, divertendosi quindi in modo “sano”, emulando le abitudini dei “cattivi ragazzi”. Una ricerca pubblicata nel 2014 su The American journal of clinical nutrition parla dei benefici del cacao, sostenendo che migliora le funzioni cognitive, la pressione sanguigna, il metabolismo e le disfunzioni generalmente legate all’avanzare dell’età. Gli effetti collaterali del cacao in polvere – sniffato – non sono ancora chiari e, a dispetto di chi lo definisce la nuova droga da rave, c’è da dire che il pericolo di un utilizzo dell’eroina sempre più massiccio è in aumento e forse la tendenza dello “sballo” sano è ancora di nicchia. Provate a immaginarvi, poi, David Bowie che canta “Heroes” e a come sarebbe stata la corsa dei famigerati “ragazzi dello zoo di Berlino” se, anziché assumere eroina, avessero bevuto un frappè al cioccolato.


Quando il cibo è considerato una droga | Foto di Federica Di Giovanni


Foto di Federica Di Giovanni