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Riccardo Ronchi, quando la bontà si trasforma in arte

Postato il 26 Novembre 2021 da Elide Messineo
Mara des Bois è il nome di una fragolina francese che evoca il profumo della natura al suo risveglio in primavera, fa pensare ai raggi di sole che si fanno spazio tra le chiome degli alberi e quasi sembra di sentire il ronzio delle api che girano tra i fiori. L’obiettivo di Maradeiboschi è quello di riportare il gelato ai gusti della natura nella forma più autentica, per questo Riccardo Ronchi, insieme a Edoardo Patrone, è alla continua ricerca del sapore perfetto. Per la prima volta, Maradeiboschi lascia i confini piemontesi per arrivare a Milano, al Mercato Centrale. “Siamo molto contenti di essere qui” racconta Riccardo, pronto a proporre i numerosi gusti che hanno già preso per la gola chi già conosce molto bene la filosofia e il gusto di Maradeiboschi.

La ricerca della semplicità

 

Il gelato è un prodotto apparentemente semplice da preparare ma dietro ogni gusto, qui, si nasconde una lunghissima ricerca. “Ho impiegato un anno e mezzo per fare il pistacchio. Mia nonna era di Catania ed io avevo questo preciso ricordo del pistacchio” racconta Riccardo Ronchi, che ha iniziato la ricerca del pistacchio perfetto per far rivivere quel gusto al quale era particolarmente legato. “Il lavoro che facciamo è per sottrazione, non per addizione. Per trovare l’equilibrio e il gusto affinché la materia prima funzioni, ci vuole tempo. La materia prima, infatti, deve essere sì ottima ma anche funzionale al risultato che si vuole ottenere. In questo caso, abbiamo assaggiato oltre cento tipologie di pistacchi differenti prima di scegliere quello di Agrigento anziché quello di Bronte – che cresce sempre vicino al vulcano e non distante dal mare – ed è quello che facciamo per ogni gusto che proponiamo”.

Uno dei must che proprio non bisogna lasciarsi sfuggire in bottega è il Marotto, il gusto più famoso: “È un gianduiotto a base acqua, senza latte e grassi a legare. Anche in questo caso abbiamo impiegato molto tempo per trovare il gusto perfetto e il corretto bilanciamento. Allo stesso modo, per il caramello salato abbiamo impiegato oltre un anno per arrivare al risultato che volevamo. Quando si fa il gelato, bisogna sempre pensare di avere tra le mani una materia prima che cambia continuamente. È un lavoro di costante messa a punto, perché un prodotto – come una fragola o una banana – non può mai avere lo stesso gusto del giorno prima, cambia da un giorno all’altro, a seconda della sua maturazione, e così cambia anche il risultato finale”.



Cioccolato fatto ad arte

 

Riccardo Ronchi, così come anche Edoardo Patrone, viene dal mondo dell’arte contemporanea ed ha unito questa sua grande passione a quella che ha per il gelato e il cioccolato. È così che nascono i particolari cioccolatini in collaborazione con designer e artisti: “Sono pezzi unici, fatti a mano uno per uno” racconta Riccardo “con artisti e designer, anche provenienti dal mondo della moda, che sono sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Ogni cioccolatino viene studiato con l’artista, sia nell’estetica che nel gusto, per cui da queste collaborazioni oltre a nuovi concetti nascono anche nuovi gusti”. I cioccolatini sono pezzi in edizione limitata, collezioni che non verranno riproposte una volta terminate, per cui è qui che sorge il dilemma: si mangiano o si collezionano? “Sarebbe un peccato mangiarli, ma sarebbe un peccato anche non mangiarli… alla fine si mangiano!”. L’idea dei cioccolatini “è qualcosa che l’artista apprezza e che si diverte a fare, perché permette agli artisti di uscire dal loro lavoro classico… e poi è divertente l’idea di poter mangiare l’opera”.

Il gusto più particolare, “strano e sorprendente” che è emerso da queste collaborazioni, è forse quello della “Pillola per capire l’arte contemporanea”. È un cioccolatino nato in collaborazione con la direttrice di Artissima Ilaria Bonacossa, una pralina al caramello di soia e sesamo: “quando la mangi non ti aspetti quello che assapori, apre tutti i sensi: è sorprendente e spiazzante, proprio come lo è l’arte contemporanea”.

All’interno del suo lavoro, Riccardo Ronchi ha scoperto di avere dei punti in comune con quella che è stata l’arte di Bruno Munari, soprattutto per quanto riguarda la filosofia di lavorare per sottrazione. “Bruno Munari ha lavorato a questo per tutta la vita. Non lo conoscevo così bene ma vedendo una sua mostra mi sono ritrovato in quello che diceva”. Riccardo è cresciuto circondato da artisti, poiché sua madre era proprietaria di una galleria d’arte. La passione per il mondo della cucina l’ha ereditata dalla nonna catanese: “aveva un albergo a Rapallo e cucinava tutto il giorno, è stata lei a indirizzarmi sui gusti. Il gusto, dopotutto, si forma tra 0 e 5 anni, dove normalmente ai bambini si danno da mangiare le cose migliori”. Ed è per questo che Maradeiboschi pensa principalmente al gusto dei più piccoli, creando per loro dei buoni ricordi, rievocandoli invece nei clienti già cresciuti, che ritrovano i gusti dell’infanzia.

E fuori dalla bottega? Prima di approdare al gelato, Riccardo è stato un commercialista: “oggi mi occupo di cose che mi danno gioia, che mi interessano e mi rendono felice. Ho cambiato vita due o tre volte: prima facevo il commercialista, poi ho inseguito la mia passione per l’arte, poi ho aperto una galleria. Sono cresciuto in mezzo agli artisti e riconosco il talento di pancia”. Riccardo ama la musica, soprattutto il rock classico e i Pink Floyd, ma si lascia trascinare con curiosità dagli ascolti dei figli. Se dovesse scegliere una canzone, sarebbe “Across the universe” dei Beatles: “mi fa ripensare al concetto di energia, unione ed emozione. Se riesci a trasmettere un’emozione, hai già vinto. Se sei tecnicamente perfetto, ma non trasmetti niente, allora non sei più interessante. Direi che i Beatles con le loro canzoni hanno trasmesso molto, inclusa questa”.

Pensando al concetto di casa, invece, Riccardo Ronchi dichiara: “per me è esattamente quello che noi trasmettiamo: quando arrivi qui, è come se trovassi una famiglia e una casa ad accoglierti. I nostri negozi sono arredati come se fossero casa mia, è fondamentale che chi viene da noi si trovi in un posto confortevole ed accogliente, che coccola e protegge, dove sentirsi al sicuro e dove puoi mangiare delle cose che scatenano ricordi. C’è un libro di Orhan Pamuk, “Istanbul”, che esprime esattamente questo, perché avvolge nel ricordo della casa e della famiglia”.