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Bruschetta, un antipasto poco elegante?

Postato il 9 Ottobre 2016 da Elide Messineo
Bruschetta, un antipasto poco elegante?
Nata tra Lazio e Campania, la bruschetta nasce come piatto povero della tradizione contadina. Proprio in questi giorni l’Accademia Italiana Galateo, dopo aver intervistato un campione di 500 persone, ha riportato che il 75% di esse crede che i piatti della tradizione siano rozzi e per niente eleganti. Il campione è ridotto, certo, ma il dato è un po’ sconfortante, visto che dalle tradizioni contadine derivano i punti di forza della cucina italiana tanto amata nel mondo.

In questi ultimi anni, poi, c’è una tendenza sempre più crescente a rivalutare piatti della tradizione, rendendoli freschi e moderni senza intaccare le loro origini. Quello che spesso finisce sulla nostra tavola ha un’incredibile storia dietro, ogni singolo ingrediente ha molto da dire e insegnare. Già solo dentro a una bruschetta si nasconde una lunga storia, diffusa da una parte all’altra d’Italia, che ne fa uno degli antipasti più conosciuti. Si tratta di una semplice fetta di pane abbrustolito condita con olio – la fettunta per i toscani – ma anche aglio e pomodoro, ingrediente fondamentale della cucina campana.

Dalla tradizione contadina al contagio gourmet

Quello che per i contadini era uno spuntino, oggi è un antipasto che viene rivisitato nei modi più disparati, anche in versione gourmet, con ingredienti che variano soprattutto in base alla territorialità. Se pane bruscato indica quello abbrustolito e che il termine deriva da “bruscare“, è vero anche che la brusca era la spazzola a setole dure che si usava per cavalli e buoi, ruvida come la superficie del pane caldo e secco su cui si strofina l’aglio.

Nel corso del tempo è sorto anche un altro dilemma: c’è differenza tra la bruschetta e il crostino? Il principio alla base è lo stesso, le diversità sono piccole e vengono rese più accentuate all’estero. Per gli inglesi il crostino è pane tostato in forno con formaggio fuso, ma in Italia non è solo questo. La stampa anglofona di settore si è occupata abbondantemente di capire le differenze tra bruschetta e crostino. Si può dire con tranquillità che è una delle varianti che il cibo italiano ha subito una volta oltrepassati i confini nazionali.

Il crostino e la bruschetta sono nati come pasto puramente contadino perché si usava recuperare il pane raffermo e accompagnarlo ai prodotti dell’orto. Oltre agli ingredienti di base, sul pane si può mettere davvero qualsiasi cosa: tra i più gettonati ci sono acciughe, salsiccia, stracchino, peperoni, carciofi, funghi, fegatini, altre salsine o formaggi, verdure, noci, miele. Una delle versioni più semplici della bruschetta è la soma d’aj, la variante piemontese prevede solo la presenza di olio, aglio, sale e pepe. Esiste pure il crostone, l’alternativa più abbondante che potrebbe finire col diventare una cena, più che un antipasto.

Una differenza che si può trovare è che i crostini hanno dimensioni più piccole rispetto a bruschette e crostoni, vengono unti con l’olio prima di essere messi in forno e a volte sono solo di piccoli pezzetti di pane croccante che si usano per dare consistenza a brodi e zuppe. La bruschetta prevede l’utilizzo di pane rigorosamente casereccio, mentre per il crostino vanno bene anche il pane in cassetta o la baguette. Il dibattito rimane aperto ma le differenze sono minime, gli ingredienti base non cambiano ed esaltano il territorio e la tradizione, oltre a garantire un’esperienza gustativa semplice ma entusiasmante. E chi se ne frega dell’eleganza.

Bruschetta | Foto di Federica Di Giovanni

Foto di Federica Di Giovanni