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Cosa mangiano i Millennials?

Postato il 10 Dicembre 2019 da Elide Messineo
La generazione Y è detta anche Millennial Generation, Generation Next, o ancora Net Generation. Chiamateli come vi pare, ma i Millennial non sono quello che credete e quasi sicuramente vi state rivolgendo alla fascia d’età sbagliata, magari con una punta di disprezzo. Come suggerisce il nome, sono le generazioni del Millennio, quello che si è concluso il 31 dicembre 1999. Vale a dire che rientrano in questa schiera tutti coloro che sono nati tra gli anni Ottanta e Novanta. Quando si sente dire che i viziatissimi millennials mangiano troppi avocado toast, non stiamo parlando degli attuali adolescenti ma di una fascia d’età leggermente più alta. Piaccia o non piaccia, quelli che in molti credono di disprezzare al suono dell’appellativo millennial tirandosene fuori, sono in realtà quelli della Generazione Z, cioè coloro che sono nati tra la seconda metà degli anni ’90 e la fine dei 2000. In sostanza: i nativi digitali.

I Millennial sono sì cresciuti a pane e tecnologia, mentre la generazione Z è nata già immersa nella tecnologia e, così come il suo nome, è ancora in divenire (poiché si tratta dei nati dal 2005 in poi). È impossibile, infatti, dare un nome definitivo finché non avviene una rottura ideologica, culturale, sociologica che ne decreterà la fine per lasciare spazio alle generazioni successive. Il termine Millennial, sostanzialmente, è riferito a chi è entrato nella vita adulta nei primi 15 anni del nuovo millennio. I primi sono quelli della classe ’81-82, una delle fasce d’età che maggiormente etichetta come Millennial chiunque faccia parte della generazione successiva. La colpa si può attribuire anche ai cambiamenti molto rapidi (basti pensare alle differenze tra chi è nato nel 1984 e chi 10 anni dopo) e all’assenza di una rottura culturalmente marcata, poiché è quello il lasso di tempo in cui una generazione si plasma e si crea un’identità sufficiente a definirla, con caratteristiche chiare e condivise. Tutto è puramente indicativo in quanto le sfumature sono tantissime e, di Paese in Paese, le percezioni possono variare. Molto spesso si verificano quelle che potremmo definire fusioni intergenerazionali, in particolare nelle fasi di transizione, tanto che il punto di inizio e di fine di una generazione è sempre piuttosto confuso. In questo caso, il calcolo viene fatto a partire dall’anno di nascita e questo giustifica buona parte della confusione che si è generata: colpa anche dei media, che spesso non sono molto precisi nel dare le definizioni. Sull’argomento ci sono le tantissime ricerche su Google riguardanti anche le più basilari abitudini dei Millennial, proprio a voler rimarcare la confusione che c’è in merito.



Generazione delivery e di locavores

La generazione dei Millennial è quella che ha vissuto il trauma dell’attentato alle Torri Gemelle a New York, che ha cambiato notevolmente la situazione sociopolitica internazionale. È anche la generazione che ha vissuto lo scontro politico tra Bush e Obama, mentre le conseguenze delle politiche di Donald Trump – quelle sul lungo periodo, perlomeno – ricadranno sicuramente sulla generazione successiva. Si tende a focalizzarsi sugli aspetti negativi di ogni generazione, almeno finché non la si osserva con un certo distacco che rende il giudizio più oggettivo. Nel caso dei Millennial si tende a parlare più spesso dei junk food addicted che di quelli che hanno scelto uno stile di vita sano e che sono sempre più in aumento. Si tratta della generazione che ha iniziato a vivere più intensamente la sensibilità nei confronti dell’ambiente, adottando non solo uno stile di vita più salutare ma optando per un consumo di carne estremamente ridotto, in alcuni casi eliminato del tutto. I Millennial sono la generazione dell’esplosione delle tendenze vegan e con le loro scelte, nel corso di un tempo relativamente breve, hanno influenzato anche il mercato intorno a loro. Le multinazionali si stanno adattando sempre più rapidamente alle richieste healthy di un pubblico sempre più informato, che ha imparato a dare valore alle etichette e al contenuto dei prodotti che consuma. Si tratta di una generazione maggiormente consapevole di ciò che la circonda, in particolare quando si parla di cibo. Dopotutto è la generazione da cui è partito il fenomeno del food porn: con i fari continuamente puntati sul cibo ci sono stati, come per tutte le cose, gli effetti favorevoli e quelli contrari. C’è chi ha scelto di continuare con lo stile di vita che seguiva già prima e chi, ritrovandosi circondato da una miriade di informazioni, ha scelto di informarsi, di farsi indirizzare, di scoprire. Gli strumenti a disposizione, nell’era di internet, sono infiniti, l’importante è saperli usare nel modo corretto – e questo non è da considerarsi così scontato. Le nuove generazioni hanno a loro favore un tasso di istruzione più alto rispetto a quelle che le hanno precedute. Sebbene la mole di informazioni rischi di causare molta confusione, basta sapersi muovere nel mare di internet, stabilendo dei punti di riferimento per orientarsi. Ci sono gli influencer e i blogger ma ancor prima dei social hanno fatto la differenza i programmi televisivi con protagonisti chef che sono diventati dei veri e propri fenomeni pop (vedi Gordon Ramsay) e i talent show che hanno accorciato il divario che divideva i “comuni mortali” dal mondo dell’alta cucina. La generazione dei Millennial guarda al cibo come a un’esperienza da vivere e non come a un semplice gesto da assecondare per istinto di sopravvivenza. Questo include il gusto in tutte le sue forme, vale a dire il gusto della scoperta, della fotografia, dell’osservazione: la curiosità viene costantemente alimentata.

Uno dei trend è anche quello del mangiare a casa: convivialità e divertimento, ma anche risparmio e la messa in pratica delle nozioni apprese. La fascia dei Millennial è composta da molti “schizzinosi” del cibo, più attenti a ciò che consumano e alle spese. Nel 2005 la chef e scrittrice Jessica Prentice ha coniato il termine “locavores”, per indicare tutti coloro che consumano solo prodotti considerati locali o che si avvicinino il più possibile a questi criteri. Quando si parla di Millennial si parla anche di una generazione fatta di contraddizioni ereditate, in parte, da chi l’ha preceduta. Una generazione che ha conosciuto la precarietà e non ha avuto nemmeno un assaggio della stabilità che era stata garantita alla generazione precedente: persone senza lavoro fisso, che rimandano il più possibile il momento di comprare casa o mettere su famiglia perché non hanno certezze e allo stesso tempo hanno uno spirito più avventuriero e seguono più volentieri la filosofia del carpe diem.

Dal punto di vista alimentare c’è stato un boom di richieste di cibi gluten free e alimenti proteici, una maggiore contaminazione tra le cucine di più paesi e un incremento degli acquisti online. Per la generazione dei Millennial la comodità viene prima di tutto e, secondo i dati riportati dal Pew Research Center, una buona fetta di questa generazione, se potesse, acquisterebbe tutto direttamente online. Dagli studi è emerso che, nonostante la continua ricerca della comodità che derivi dagli acquisti su internet, questa è una generazione molto più curiosa e avventurosa rispetto a quella a cui appartengono i genitori. Da una parte c’è chi deve combattere il problema del sovrappeso e ci sono i frequentatori assidui dei fast food, dall’altra quella che tende all’ortoressia e all’eccessivo controllo del cibo, nel mezzo chi è consapevole dell’importanza di figure come i nutrizionisti e i dietologi, ma che non rinuncia alle sperimentazioni e apprezza sempre di più tutto ciò che è contaminazione. Siamo di fronte a una generazione che dà molto più valore all’etica oltre che ai costi, e che genera e segue trend ad alto tasso estetico: smoothie colorati, estratti di frutta e verdura e tanto, tantissimo avocado. I Millennias, insomma, sono quelli che in questo momento oscillano in quella fascia d’età che va dai 23 ai 38 anni. Non sono, quindi, i nativi digitali, che sono coloro hanno conosciuto differenze sostanziali nel loro processo di socializzazione e che sono i primi nati dopo l’invenzione della rete. Quelli, infatti, oltre che Generazione Z si chiamano anche Post-Millennias: per placare la confusione imperante non potrebbe esserci termine più chiaro di così.