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Tornare in città

Postato il 20 Agosto 2019 da Elide Messineo
L’anno accademico giapponese inizia ad aprile e si conclude il marzo successivo. Questo significa che aprile è un inizio, soprattutto per chi quell’anno accademico lo ha concluso e si lancia nella prima avventura lavorativa. Trascorre un mese all’insegna dell’euforia che portano le cose nuove, poi si sprofonda – piano piano – nella routine, nella monotonia. Il tempo di adattarsi al lavoro di tutti i giorni e poi, tra il 29 aprile e il 5 maggio, scatta la Golden Week. Sono giorni caldi per i giapponesi, in cui si concentrano quattro festività pubbliche. È questo il periodo in cui la popolazione nipponica si sposta in massa, approfittando del periodo di ferie più lungo dell’anno per rilassarsi, viaggiare, andare a trovare i parenti. Milioni di giapponesi tornano dalla Golden Week e provano tutti la stessa sensazione, che nella loro lingua si chiama gogatsu-byou. Si sentono un po’ tristi e non hanno poi così tanta voglia di tornare operativi. Se in qualche modo si può tradurre questa parola, è “mal di maggio”. Non perché maggio sia un mese particolarmente crudele, semplicemente perché il maggio giapponese equivale al nostro settembre. Rappresenta la fine delle ferie e della spensieratezza estiva, il ritorno forzato alla normalità. Le aule delle università, nei giorni successivi alla Golden Week, si svuotano. Gli studenti assonnati non hanno ancora ripreso i vecchi ritmi e fanno fatica a svegliarsi alla solita ora. Per questo è sempre consigliato, non solo in Giappone, concedersi qualche giorno di distacco tra la vacanza e il ritorno alla vita di tutti i giorni.

Il ritorno in città è una sorta di trauma collettivo, genera l’ansia del ritorno. È la tristezza della “vacanza che ti manca” del celebre spot di Costa Crociere dei primi anni duemila, quello che mostrava una donna in lacrime nella vasca da bagno, intenta a pensare con nostalgia ai momenti più belli del suo viaggio. Sebbene non abbia un riconoscimento ufficiale, la sindrome post vacanze è argomento assai dibattuto. Negli USA la chiamano anche post-vacation (o holiday) blues. Quel blues che è una malinconia intraducibile che ha dato pure il nome a una bellissima musica. Nei paesi anglofoni questa “sindrome” coincide più spesso con le vacanze natalizie, mentre gli italiani risentono maggiormente della fine di quelle estive che, in generale, sono più lunghe rispetto alle altre. Sul web si trovano decine e decine di articoli che suggeriscono i metodi ideali per superare questa tristezza dopo il rientro dalle ferie. Porta un souvenir della tua vacanza in ufficio, dicono, condividi aneddoti e immagini con amici e parenti, mantieni vivo il ricordo di quelle belle giornate e torna nella routine solo gradualmente, senza traumi. Decine e decine di articoli ripetono le stesse identiche cose, come se valessero solo per quel momento dell’anno. Roba da leggere mentre sei nella sala d’attesa del dentista o dal parrucchiere. L’abbondanza di articoli a riguardo suggerisce che in molti abbiano consultato Google nella speranza di trovare le risposte. Ai motori di ricerca hanno affidato le loro insicurezze e hanno scoperto che per superare con efficacia la sindrome post-ferie (o comunque la vogliate chiamare), bisogna fare attività fisica, bere molta acqua e mangiare sano. No, non si tratta di un servizio di Studio Aperto sull’inizio dell’estate, anche perché quella tra non molto finirà. L’angoscia di tornare a fare la vita da pendolari, svegliarsi presto e riprendere le vecchie abitudini si combatte a colpi di attività. Il “back to the office” si manifesta in molti modi: vi capiterà di essere irritabili, poco concentrati, stanchi, confusi e perfino tachicardici: vi basterà tenere la mente impegnata. Dicono anche di evitare l’alcol e il caffè e che probabilmente qualche strascico di senso di colpa è dovuto anche al portafogli, perché durante le vacanze hai mangiato troppo e hai fatto troppo shopping. La scusa principale era che “la frutta qui ha tutto un altro sapore” o che “il cibo asiatico non è assolutamente quello che si trova da queste parti!”. Al ritorno è il momento di tirare la cinghia, in tutti i sensi. Niente più cocktail fruttati né piatti abbondanti e stravaganti, la sindrome da rientro colpisce ancora. Un’altra soluzione efficace, pare, è pensare già alla tua prossima meta. Stabilisci tutto quello che andrai a fare nei mesi successivi e programma anche le tue prossime ferie. Nel frattempo ci sono tantissimi interessi che puoi coltivare e, nel caso in cui avessi serie difficoltà a tornare alla normalità, perfino WikiHow ti suggerisce in dieci step qualche soluzione. Va diversamente per chi, invece, da un viaggio è tornato stressato: l’ansia degli imprevisti, spostamenti scomodi e continui potrebbero far sembrare il ritorno alla vita quotidiana una vera e propria magia. Che ne dici della pet therapy?

Foto di Federica Di Giovanni